Le proprietà anti-infiammatorie della Boswellia

La Boswellia serrata: un rimedio antico

La Boswellia serrata chiamata anche “incenso indiano” o “Salai guggul” – da cui gli acidi boswellici – è un arbusto ramificato che appartiene alla famiglia delle Burseraceae ed è originaria delle regioni subtropicali dell’Africa, dell’Arabia saudita, dell’India e della Cina. E’ conosciuta da migliaia di anni dalla medicina ayurvedica per le sue proprietà terapeutiche e come rimedio per trattare malattie infiammatorie, artrite, diarrea, dissenteria, malattie polmonari come l’asma, per rafforzare il sistema immunitario e per purificare la pelle, allontanando così il rischio di acne e dermatiti.

Ora anche la nostra medicina convenzionale ha cominciato a riconoscerne i benefici e ad approfondire i meccanismi dei suoi principi attivi, che fondamentalmente si estraggono dalla corteccia sotto forma di gommoresina.

Definita oleoresina, questa sostanza viene normalmente raccolta per la produzione di incensi dalla fragranza molto intensa, ma anche per il trattamento di diversi disturbi transitori grazie alle sue specifiche capacità antinfiammatorie e di contrasto ai batteri.

Tali funzioni sono dovute alla ricca presenza di saponine, ma soprattutto di acidi triterpenici, quali i caratteristici acidi beta-boswellici. Proprio questi ultimi sono infatti i responsabili degli incredibili effetti anti-infiammatori della pianta perché sono in grado di inibire la lipossigenasi, un enzima specifico che è vitale nella biosintesi di leucotrieni – molecole infiammatorie che contribuiscono a molte malattie ad eziologia infiammatoria e immunologica. In pratica gli acidi boswellici esercitano un’inibizione selettiva sull’enzima lipossigenasi, che stimola la produzione di leucotrieni, con conseguente riduzione dei loro livelli nel sangue e della relativa infiammazione; questi acidi sono parimenti in grado di regolare le citochine infiammatorie ed esprimono anche potente attività antiossidante, inibendo la formazione dei radicali liberi. Inoltre, un componente in particolare (AKBA, un acido boswellico acetilato) inibisce la proliferazione dei tessuti e la distruzione del tessuto connettivo.

L’azione anti-infiammatoria degli acidi boswellici (e non solo)

Gli acidi boswellici esplicano quindi una forte azione anti-infiammatoria, agendo con un meccanismo simile ad un farmaco FANS, ma senza provocare gli stessi effetti collaterali, ovvero senza provocare ulcere gastriche e danneggiare le pareti dello stomaco e del tubo digerente.

Alla potente azione antiinfiammatoria, questi acidi associano anche azioni antidolorifiche, antiallergiche, immunomodulanti e cicatrizzanti ed è per questo che la Boswellia ha attirato da tempo l’attenzione della comunità scientifica, perché i benefici terapeutici che riesce a dare la rendono simile ad alcuni farmaci di prescrizione adoperati per curare condizioni auto-immuni come l’asma bronchiale, malattia di Crohn, artrite reumatoide e colite ulcerosa.

Esistono oramai parecchi studi clinici che, da più di venti anni, testimoniano l’interesse dei ricercatori per gli effetti oramai riconosciuti di questi attivi vegetali: uno in particolare nel 1997, pubblicato sullo European Journal of Medical Research, ha esplorato gli effetti della Boswellia sui pazienti con diagnosi di grado II e III grado di colite ulcerosa e ha dimostrato che la sua efficacia è uguale-se non addirittura superiore- alla sulfasalazina, una molecola di sintesi chimica utilizzata e prescritta per le malattie infiammatorie intestinali che vanno dal morbo di Crohn alla colite ulcerosa.

Il gruppo di pazienti trattato con la Boswellia infatti ha mostrato un miglioramento in tutti i parametri, con l’82 per cento in remissione (bloccando le reazioni chimiche infiammatorie ed evitando il degenerare della patologia), rispetto al 75 per cento del gruppo trattato con sulfasalazina. Quattro anni dopo, nel 2001 un altro studio pubblicato sulla rivista Planta Medica, ha confermato che il 90% per cento dei pazienti trattati con la Boswellia mostrava un miglioramento dei sintomi della colite ulcerosa, rispetto al 60% del gruppo trattato con sulfasalazina, con effetti collaterali minimi. Nell’anno 2008 una metanalisi ha valutato l’azione antinfiammatoria di Boswellia in patologie quali asma bronchiale, artrite reumatoide, morbo di Crohn, osteoartrite e retto colite ulcerosa.
Tutti gli studi esaminati nella metanalisi, hanno dimostrato la superiorità di Boswellia, rispetto a placebo, nel migliorare le sintomatologie di questi pazienti, che hanno riferito un tollerabilità molto buona.

Vi sono poi diversi studi preliminari che indicano infine alcune proprietà antitumorali, in particolare dovute sempre ad AKBA, l’acido boswellico acetilato. Uno studio condotto presso l’Università del Texas MD Anderson Cancer Center ha dimostrato che AKBA inibisce la crescita e la proliferazione del cancro pancreatico umano, induce apoptosi, e sopprime la metastasi delle cellule tumorali pancreatiche alla milza, fegato e polmoni sui topi in laboratorio. Il composto AKBA si è rivelato utile anche per quanto riguarda il cancro al cervello (gliomi celebrali), colon, seno, prostata, ovaio e stomaco. Le prove delle ricerche sono state pubblicate su diverse riviste prestigiose del settore come Carcinogenesis and PLoS One e secondo i ricercatori della BaylorUniversity Medical Center di Dallas, sembra che l’efficacia della Boswellia serrata contro diversi tumori stia nella sua capacità:

– di regolare i meccanismi epigenetici cellulari,
– di inibire la crescita tumorale e le metastasi tramite la riduzione dei biomarcatori correlati al tipo di cancro,
– infine di impedire alle cellule maligne di diffondersi o di migrare


Inoltre Boswellia riesce a stimolare il sistema immunitario in due modi:
1) con la proliferazione dei linfociti (o globuli bianchi, le nostre prime difese) ;
2) mantenendo sotto controllo l’infiammazione (che è forse il maggior fattore di rischio per le malattie croniche, degenerative eala base dei processi di danneggiamento cellulare).
In pratica la Boswellia risulta un’efficace alternativa alle molecole sintetiche nei trattamenti antinfiammatori o negli stati cronici a eziologia infiammatoria perché non presenta particolari effetti collaterali.

Non solo: le sue proprietà le consentono anche di aumentare il flusso di sangue nelle articolazioni e di ripristinare l’integrità dei vasi indeboliti da spasmo e questo rende la mobilità migliore e allenta la rigidità delle articolazioni colpite da malattie infiammatorie, quindi può anche essere utile per il trattamento delle patologie osteoarticolari e nell’artrosi, ancora una volta senza gli effetti collaterali che interessano in genere l’uso dei farmaci tradizionali di scelta.